Con la vittoria della Brexit (Britain Exit) , il Regno Unito è fuori dall’UE. Oltre alle conseguenze politiche e commerciali, ce ne sono altre, tra cui quelle sull’ ambiente.
I britannici si trovano ora ad un bivio a tal proposito. La prima opzione sarebbe la rinegoziazione delle normative ambientali con l’Unione Europea decidendo di continuare a contribuire al budget europeo, per esempio per le direttive Habitat, Birds e Bathing Water Directive. In questo caso gli standard della tutela ambientale non cambierebbero particolarmente in quanto i britannici dovranno comunque rispettare degli standard imposti dall’Unione Europa.
L’altra opzione, la preferita dai sostenitori della Brexit, sarebbe quella di siglare nuovi accordi commerciali con i Paesi emergenti, solo in base alle normative dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). La Gran Bretagna rinuncerebbe ai benefici sul mercato europeo, ma anche agli obblighi imposti.
Secondo gli inglesi, gli standard europei per l’ambiente sono troppo severi. Il “principio precauzionale” inserito nei trattati della UE rallenta l’Europa nell’adottare nuove tecnologie che possano danneggiare l’ambiente.
L’Unione Europea ha sviluppato un importante sistema legislativo sull’ambiente, completo ed influente, stabilendo un approccio condiviso su molte questioni ambientali. Esso ha contribuito a fermare l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, protetto molte specie animali e vegetali in pericolo e imposto severe barriere riguardo all’utilizzo di coltivazioni geneticamente modificate. Gli standard ambientali imposti dall’Unione Europea sono quindi elevati, con una ricaduta anche sul resto del mondo, in particolare per i Paesi che esportano verso l’UE.
Di conseguenza, l’uscita del Regno Unito dall’UE abbassa gli standard a cui fare riferimento. Ma è stata sempre lontana una politica ambientale ben messa in pratica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti evidenziato che la qualità dell’aria nelle città inglesi è al di sotto degli standard richiesti. La situazione sarebbe ancora peggiore se i regolamenti europei non avessero continuamente ripreso i britannici ad adeguarsi agli standard ambientali, grazie anche all’intervento della Corte Suprema Britannica, stilando un piano d’azione.